mercoledì 22 aprile 2009

A proposito di tivvù

La televisione è “cattiva maestra”?

Riflessioni e considerazioni.



Rispetto alla televisione degli anni Sessanta, che aveva una funzione fondamentalmente di servizio, quella attuale è essenzialmente caratterizzata dalla logica del consumo.
Grande e importante mezzo di comunicazione, la televisione è stata, nel nostro Paese, dagli anni ’60 in poi, strumento di progresso culturale. Ma è anche innegabile che la TV, da servizio di informazione ed intrattenimento, si stia trasformando solo in intrattenimento a tutti i costi e nel senso più deleterio del termine.
L’attuale degrado è stigmatizzato, in maniera desolante ma chiarissima, nei termini recentemente coniati di
“Tv Spazzatura” e “Trash”.

La questione se la televisione sia o meno “cattiva maestra” è aperta ormai da qualche anno, e cioè da quando ci si è resi conto che la principale causa del deterioramento della TV è stata proprio l’elevata produzione da parte di stazioni televisive, di materiale sempre più scadente e sensazionale, solo per aumentare e mantenere la loro audience.

Come finalità dunque, si è venuta ad imporre quella di accaparrarsi sempre più telespettatori, entrando in un vortice concorrenziale, senza tener conto della finalità educativa del mezzo. Non ha più importanza dunque, se il materiale sensazionalistico sia buono o meno. L’importante è coinvolgere il maggior numero possibile di “teleutenti”.
Nonostante il livello basso di molte trasmissioni televisive, tuttavia, ci si rende sempre più conto di come il pubblico sembri apprezzare spettacoli dalle loro qualità scadenti.

Chi fa televisione, a mio parere, dovrebbe quindi cercare individuare ciò che dovrebbe essere evitato il più possibile, in modo tale da poter continuare a svolgere a pieno la sua funzione non solo di intrattenimento ma soprattutto educativa.
La TV dunque, proprio per il suo peso non indifferente che ha assunto anche nei confronti dei più giovani, dovrebbe essere usata con moderazione, e in tal senso credo che l’intervento della famiglia potrebbe essere determinante, in modo tale da formare i figli ad un uso critico e moderato dei mezzi di comunicazione e spiegare anche i fini di alcuni messaggi televisivi, che spesso vanno a distorcere principi e valori fondamentali.

Credo, infine, che trasmissioni di basso livello, come quelle che negli ultimi tempi siamo abituati a vedere, arrestino in maniera non indifferente la crescita di un paese e di una società civile.
Un ragazzino che non ha ancora una personalità ben definita non trova certo un aiuto neanche in telefilm o cartoni animati attuali.
Il fatto che tali trasmissioni abbiano una buona audience potrebbe indurci a pensare che la situazione sia più grave di quello che in realtà è o forse che veramente non c'è più niente in TV e che pur qualcosa noi schiavi del tubo catodico dobbiamo vedere?
Credo sia difficile rispondere su due piedi a questo quesito, come anche a quello iniziale, se la televisione sia o meno “cattiva maestra”.

Concludo dunque, ribadendo che i produttori di programmi televisivi, a mio avviso, dovrebbero porsi come finalità prima, il divieto di dar vita a spettacoli o programmi con funzioni fortemente anti-educative, ripristinando in tal modo il compito importante per cui tale mezzo era stato inizialmente pensato, e riflettendo sul forte peso che oggi ha assunto la televisione nella vita sociale e nel processo di formazione della personalità delle attuali generazioni.

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